Il viaggio come metafora dei propri confini


Le seguenti pagine nascono sia in seguito ad un preciso bisogno formativo e professionale, sia in risposta ad una esigenza personale legata ad un’area di interesse che, assieme a quella per la Psicologia, caratterizza la mia vita, “il viaggio” (in tutte le sue forme ma in particolare quello motociclistico).

Del resto, scrivevo della scelta di una specializzazione in psicoterapia ad indirizzo umanista bionergetico: “…….ho definitivamente maturato la scelta dell’iscrizione ad una scuola che prevedesse un approccio bionergetico durante un viaggio in Nepal dove, con tra le mani un semplice romanzo, classificato nel genere fantascienza, che nel suo sviluppo mi propose la storia di Reich, della teoria orgonica ed i Bambini del futuro, ho avuto la possibilità di annusare come  alcuni tipi di meditazione, un certo tipo di approccio alla vita, alle sue emozioni ed ai problemi potesse avere, nonostante “denominazioni” decisamente differenti, notevoli punti di contatto con molte di quelle che nel corso dei miei studi avevo conosciuto come teorie psicoterapiche”.  Mi colpisce osservare come il tema del viaggio, come accennato nelle prime righe, oltre che essersi insinuato all’interno di un elaborato con tutt’altro tema abbia contribuito in maniera decisiva nella maturazione di una delle scelte che considero tra quelle più importanti della mia vita.

La   mia “Finestra Emotiva” vede la rappresentazione di “un viaggio” come momento importante e caratterizzante del mio vissuto emozionale; durante i viaggi svolti in solitaria nei deserti, all’apparenza “duri, faticosi” fisicamente, ho notato che le varie tensioni muscolari alle gambe, alla schiena, alle spalle, che accumulo nel quotidiano, svaniscono. Il vissuto emozionale si amplifica permettendomi di assaporare diverse tonalità delle più diverse emozioni e scopro una nuova armonia nel e del mio corpo. Mi ha colpito quindi come questo aspetto del viaggio sia condiviso con tutti i “colleghi motoviaggiatori” incontrati realmente o virtualmente e che hanno contributo in maniera fondamentale, attraverso i racconti delle loro esperienze e dei loro vissuti emozionali, alla stesura di questo elaborato.

Il viaggio è dunque  in maniera costante presente nei miei vissuti; non importa che sia di lunga durata, lontano o in una delle sue forme a me preferita  (i deserti o i raid africani in compagnia della mia moto) ma è la “dimensione del viaggio”, il vissuto emozionale che lo accompagna e lo costituisce, il vissuto mentale e corporeo del viaggio, questo è ciò che mi affascina, che mi spinge a riflettere e che cercherò di affrontare in queste righe.

  • Conclusioni